Cantautori a Genova, la scuola genovese

Fabrizio De Andrè, Gino Paoli, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Umberto Bindi. La prima generazione di cantautori genovesi che ha rivoluzionato la musica leggera italiana
Fotografia di Stefano Goldberg
Fotografia di Stefano Goldberg – Testo a cura di viadelcampo29r

In un quartiere residenziale di Genova chiamato Foce, a pochi passi dal mare, seduti su alcune panchine nei pressi del Cinema Aurora in Via Cecchi o ai tavolini del Bar Igea in Corso Torino, una generazione di giovani dall’indubbio talento artistico, sul finire degli anni ’50, sembrava ormai pronta per fare il grande salto e rivoluzionare il mondo della musica italiana. Sono un gruppo di amici, che scrivono canzoni, poesie, armonie e che si chiamano Gian Franco e Gian Piero Reverberi, Giorgio Calabrese, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Fabrizio De André. Compongono testi geniali, innovativi sostituendo le normali parole e le melodie all’italiana con parole diverse, più vere. Respirano la stessa arte, ma ognuno è un mondo a sé, unico e inimitabile.

Soltanto alcuni anni più tardi, chiamati a Milano dai fratelli Reverberi, gli amici di sempre che si sentivano troppo soli e che avevano deciso che era ora di fare musica sul serio, quei giovani artisti incontreranno Nanni Ricordi, scopritore di talenti senza pari in Italia, che aprirà loro un cammino di successo e di fama tali da consegnarli alla storia come “la scuola genovese” della canzone d’autore italiana.

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Da quel momento, lasciata Genova per poi farvi ritorno ognuno in tempi diversi, è cominciata la loro avventura, percorsi artistici ed umani che hanno reso la nostra città una fucina di talenti unici al mondo. A chi si chiede perché proprio a Genova sia accaduto tutto ciò, possiamo rispondere che la nostra città fu punto di arrivo della musica d’importazione, lecita e non, proveniente dagli Stati Uniti, dal Jazz allo Swing, seguita da quella francese di Brassens e Brel dai quali soprattutto De André e Paoli trassero ispirazione. Giorgio Calabrese, paroliere genovese classe ‘29, racconta: «La scuola genovese non esiste, non c’é mai stata, eravamo un gruppo di amici formato da Natalino Otto che era un po’ il capo in testa dell’epoca, poi c’erano i più anziani che eravamo io, Umberto Bindi e Franco Reverberi, Gino Paoli, Bruno Lauzi, Luigi Tenco, da ultimo Fabrizio De André che era del ’40, il più giovane di tutti. Avevamo gli stessi gusti, gli stessi modi di vedere e di sentire la musica, ora siccome Genova non è una metropoli ma è piccolina, tra gente che più o meno ha le stesse aspirazioni ci si annusa e ci si trova così, come i “cani da trifoli” (tartufi) come si diceva una volta..»

Fra le testimonianze dei grandi protagonisti di una delle pagine più intense della musica che hanno reso grande Genova, città di cantautori e di poeti, significativa è quella del grande compositore genovese Gian Piero Reverberi: «Ci importava soltanto di sentire tanta musica. Ascoltavamo gli autori francesi, che facevano dei testi notevoli, erano dei veri poeti. Fabrizio De André aveva una conoscenza spaventosa dei poeti, e si sentiva che il suo modo di scrivere era poetico. Sentivamo anche gli autori ame­ricani, Giorgio Calabrese che aveva anche più anni di noi era documentatissimo sul modo di scrivere e sulle traduzioni delle canzoni. In questa situazione di fermento e di curiosità, se ti mettevi a scrivere, non scrivevi mai una stupidaggine, ma cercavi di avvicinarti a quel tipo di livello».

Oggi la “scuola genovese” ha una casa e questa non poteva che essere in via del Campo (strada che ha dato il titolo ad una delle più celebri canzoni di De André). Si chiama Viadelcampo29rosso, è un emporio/museo ad ingresso libero che espone dischi in vinile originali, fotografie, libri, locandine, riviste d’epoca, installazioni multimediali, curiosità  e mirabilia, fra cui la mitica Esteve ’97, chitarra appartenuta a Fabrizio De André, concessa dalla famiglia per un’asta benefica a favore di Emergency, che la cordata denominata Via del Campo si aggiudicò grazie ad  una commovente mobilitazione popolare.

I luoghi da visitare della canzone d’autore genovese

Partendo da via del Campo (tradizionale zona dell’angiporto genovese dove i traffici di merci si mescolavano, al limite tra lecito ed illecito, con gli “affari” delle “graziose” di De André), tutti coloro che amano la musica e la poesia e che vogliono conoscere Genova, la sua storia e le sue tradizioni, possono partecipare a visite guidate pensate come esperienze “full immersion” nel centro storico della Superba, tra realtà e immaginazione. Seguendo i testi di De André e degli altri cantautori suoi contemporanei, è possibile scoprire l’anima di questa città, i suoi lati più autentici, che mettono in risalto il carattere un po’ chiuso dei suoi abitanti. Muoversi nell’intricato dedalo di carruggi “dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”, tra Via del Campo e la moderna piazza De Ferrari, poli opposti della Città Vecchia che rappresentano anche metaforicamente la Genova degli “ultimi” e i quartieri della “buona borghesia”. Nella piazzetta di fronte al museo, un’ardesia posizionata nel 2001 ricorda Fabrizio con gli indimenticabili versi conclusivi dell’omonimo brano dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior….

Tra profumi e sapori che si avvertono percorrendo i portici di Sottoripa, tra drogherie storiche  e friggitorie dove si può gustare “A Cimma” (la tradizionale pietanza a cui De André dedicò una canzone in dialetto), si può anche approfondire la conoscenza del “genovese”, una autentica lingua assunta a questo rango proprio grazie a Faber che volle scrivere uno dei suoi album più conosciuti come “Creuza de ma” interamente in questa veste.

Passando oltre la zona dell’Acquario, dove si trova Via al Mare Fabrizio De André, l’itinerario proposto prosegue con forti contrasti, anche architettonici, verso Piazza De Ferrari,  e poco più in là in Vico Carabaghe, una zona nota per le “case di tolleranza”: in una di queste sembra che Gino Paoli abbia trovato l’ispirazione per descrivere così poeticamente il soffitto viola de “Il cielo in una stanza“. E per chi può continuare il “viaggio” consigliamo una visita a Boccadasse, suggestivo borgo marinaro in cui il tempo sembra essersi fermato e dove lo stesso Paoli abitò per qualche tempo in una mansarda sul mare. Lì viveva Ciacola, la protagonista de “La gatta”.

Percorsi e Video guide

Genova Quinto, veduta dal civico 3 di via Gianelli

Cosa vedere a Genova

Piazza De Ferrari

Cosa fare la sera

Foto di Daniele Orlandi
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