Bassa Val Bisagno: Marassi, Quezzi e Borgo Incrociati

Marassi era nell'antichità una zona paludosa, molto diversa da come appare oggi, densamente popolata intorno al Luigi Ferraris lo stadio di calcio più antico d'Italia

La parte bassa della Val Bisagno può essere divisa in quattro aree di riferimento: la Foce e Borgo Pila (rimandiamo al testo di riferimento), il Borgo Incrociati, Marassi e la zona di Quezzi/Forte Quezzi.

BORGO INCROCIATI

Un tempo posizionato oltre le mura, fuori da Porta Romana, si trova Borgo Incrociati, la cui formazione è legata alla presenza del monastero e della chiesa dei canonici regolari ospitalieri Cruciferi, da cui il nome dell’insediamento, circondato anticamente da un’aura di mistero e leggende su briganti e cospiratori (come del resto spesso accadeva per i luoghi che si trovavano fuori le mura). Il monastero, di cui abbiamo notizia fin dal XII secolo, si trovava sulla sponda occidentale del Bisagno, di fronte al Ponte di S.Agata. L’aumento della popolazione nel ‘700 fa sì che la chiesa diventi parrocchia autonoma; nel 1818, con la formazione di nuovi e più grandi comuni, il Borgo entra a far parte del Comune di S.Fruttuoso. Da allora ad oggi molto dell’antico borgo è andato perso con la costruzione della ferrovia, della relativa stazione Brignole, e di Corso Monte Grappa, ma una parte di esso è sopravvissuta intatta e si staglia compatta sullo sfondo regolare del circostante tessuto urbano moderno.

MARASSI

Il toponimo Marassi, ancor prima Marasci, ha origini antichissime: mar è radice greca che indica palude, stagno; asc è suffisso ligure che indica acqua. Un acquitrino paludoso, insomma, instabile e pericoloso, e anticamente molto temuto dagli abitanti, che prende il via nella zona in cui il Fereggiano si getta nel Bisagno. Se possibile evitato, era comunque un passaggio obbligato nella strada che porta verso la Val Trebbia e la Valle Scrivia: veniva dunque attraversato nel punto più agevole, e l’andamento della strada, che si adattava a tale esigenza tramite un angolo retto, è ricordato ancora oggi nel toponimo “Piazza del Canto” (angolo in genovese), lungo Via Canevari. Il borgo, che date le premesse si configura come paese di via, prende forma come insediamento sparso, ed è sede di un Governo consolare già nel XII secolo. Le tracce di architettura medievale nella chiesa di S.Margherita di Marassi testimoniano l’antichità delle origini della frazione. Col tempo si ingradisce sempre più, strappando progressivamente spazio alla palude fino a farla scomparire, ma conservandone il nome. Qui le attività principali degli abitanti almeno fino all’Ottocento sono quelle rurali, e qui si riscontra inoltre la presenza di residenze di villeggiatura di nobili genovesi (le più note sono Musso-Piantelli e Saredo-Parodi).

Per diversi secoli Marassi è collegata anche a S.Fruttuoso in maniera precaria, si deve cioè percorrere il greto del torrente o le vie di costa in caso di piena; il tentativo di costruire strutture più solide e adeguate fallisce ripetutamente (anche qui il toponimo Ponterotto non giunge a caso) fino alla realizzazione, nell’Ottocento, del ponte di Monticelli, ora Ponte Serra. Il borgo diventa comune nel 1818 e resta autonomo fino al 1874, anno delle annessioni alla città (vai al documentario). Qui è stato individuato lo spazio per la costruzione delle carceri, che hanno preso a funzionare a fine ‘800, e dello stadio comunale, attualmente lo stadio funzionante più antico d’Italia, terminato nel 1910 e inaugurato nel 1911 e successivamente intitolato a Luigi Ferraris [1].

(Vai all’approfondimento storico sullo stadio di Marassi e al documentario “La storia del calcio a Genova”)

Come tutti i quartieri della bassa valle, anche Marassi ha subito un’urbanizzazione selvaggia a partire dal dopoguerra, con grave pregiudizio dell’integrità di un terreno naturalmente fragile, e con risultati nefasti in caso di piene dei torrenti, che sono costate esondazioni, distruzioni e perfino vite umane. Dell’originario quartiere nulla è rimasto; bisogna salire in costa, addentrandosi nelle frazioni più piccole, che ancora conservano testimonianze dell’antico aspetto di questi luoghi.

QUEZZI

Oggi parte integrante di Marassi, un tempo Quezzi era paese a sé; l’antichità dell’insediamento è testimoniata, come sempre, dalle caratteristiche architettoniche della chiesa di riferimento, S.Maria di Quezzi[2], che presenta elementi medievali nel campanile. Il borgo inoltre è citato in una bolla papale già nel 1158. Quezzi comprende attualmente località minori un tempo indipendenti: Pedegoli, Egoli, Cima d’Egoli, Molinetto, Finocchiara, Ginestrato sono tutti nomi di piccole frazioni oggi amalgamate al tessuto urbano ma anticamente insediamenti autonomi. Il paese si ingrandisce naturalmente nei secoli poiché situato su una via di passaggio, ed è – più di Marassi grazie alla posizione sopraelevata – zona di villeggiatura per l’aristocrazia, oltre che punto privilegiato per gli avvistamenti, tanto che sul crinale si trovano alcune costruzioni del sistema di fortificazioni realizzato tra Settecento e Ottocento, tra cui i forti Quezzi, Richelieu e Monteratti, oltre alla cosiddetta Torre di Quezzi che funge da raccordo tra di essi. La via tanto importante, utilizzata da commercianti e viandanti, è la stessa che, passando per Marassi, porta a S.Eusebio, con la differenza che da Marassi la strada era dritta e ripida, mentre il percorso alternativo che passava da Quezzi era più dolce e vi era una cappella per la sosta. Se Quezzi alta, dove si trova la chiesa di S.Maria, si è salvata, la parte bassa invece è stata interessata dalla cementificazione che ha colpito Marassi.

Il Biscione, Marassi Quezzi Genova

Tra Quezzi e Marassi, attraverso il parziale sbancamento della collina, negli anni sessanta viene realizzato il quartiere Forte Quezzi, facente parte del progetto INA Casa per la costruzione di alloggi popolari con finanziamento pubblico. Soprannominato Biscione per l’aspetto che assume il complesso nella sua totalità, è costituito da casermoni edificati seguendo le curve di livello dei rilievi, edifici in cemento grezzo la cui lunghezza varia dai 300 agli oltre 500 metri. Come in altri quartieri simili presenti a Genova, queste tipologie edilizie sono state negli anni simboli di ghettizzazione dei ceti sociali meno abbienti, si sono qualificate come quartieri dormitorio poco o niente serviti dalle infrastrutture cittadine, e hanno avuto un pessimo impatto ambientale e paesaggistico, alterando irreversibilmente e con conseguenze estremamente negative i luoghi dove sono state realizzate[3].

Claudia Baghino


[1] 1887-1915. Ingegnere, militare e calciatore del Genoa, caduto in missione durante la Prima Guerra.

[2] Ai tempi delle lotte tra guelfi e ghibellini (1322), le chiese di Quezzi e Marassi giocano un ruolo di primo piano poiché in esse si rifugiano i contendenti, a Quezzi i ghibellini, a Marassi i guelfi, assediati nei conventi sfruttati in quell’occasione come fortezze.

[3] Ricordiamo inoltre che secondo alcune interpretazioni a Quezzi nacque, nel XV secolo, Susanna Fontanarossa, madre di Cristoforo Colombo.

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